L'evoluzione della forma

L’astrattismo di Paolo Lizzi si colloca così non al di là, ma al di qua della figurazione, come istinto auto riflessivo di manipolazione della materia che archetipicamente precede di intenzionalità illustrativa, se noi pensiamo alle formulazioni più ingenue del dinamismo futurista quale riproduzione ottica e puramente fisica del movimento, vediamo subito che l’assemblaggio degli elementi compositi di Paolo Lizzi, stanno ad essi come il Barocco sta al Manierismo. Anche Umberto Boccioni aveva, per quelle ingenue formulazioni, polemizzato lungamente ricercando sempre il movimento come energia nascosta nella materia. Una qualità artistica non dispersiva e asfittica, ma formulata, che va a guadagnare quei nuovi territori dell’immaginazione, attraverso una struttura serrata e potente che nasce dalla correlazione dialettica del forte nucleo plastico, tramite le sue propaggini irradiate nello spazio, dei pieni con i vuoti, dei profili rettilinei dalle superfici materiche, dalle cromature lucide, in una totale ripresa del contrasto tra finito e spazialità dell’infinito. La sperimentazione di materie dal bronzo al marmo al ferro al legno, fino all’uso dell’acciaio cromato inox, sono capitoli fondamentali nella ricerca artistica di Paolo Lizzi, e più che di ricerca sperimentale bisognerebbe parlare di immedesimazione dell’energia creativa nella vita della materia, che accompagna la sua spiata plastica con l’organicità di un fenomeno naturale, uno slancio vitale, che comunica alle forme immobili, quel dinamismo che dall’interno della materia si propaga ed invade l’esterno, come ben rappresentato nelle opere scultoree: “Volontà” 1985, “Espansione” 1985, “Piccola Preghiera” 1986, realizzate in acciaio inox e di proprietà dell’artista.

Paolo Lizzi procede con una natura proclive alle scelte metalinguistiche con un’attenzione sempre meditativa e vigile, tenendo fede a quella fermezza di lavoro che lo ha portato a ricevere riconoscimenti internazionali, dove la scultura assume un valore di massa, risolta nel pieno ritmo dinamico con le forme che si sviluppano nella continuità nello spazio. Un’idea unita al rigore artistico, dove le strutture hanno l’incastro e la connessione di una perfetta teotologia, che segnano una “vita” organizzata, finalizzata contro quel vago agire comportamentale di una lontananza concettuale del tempo. La sua opera vuole quindi essere la testimonianza di una presa di coscienza continua, con la tendenza dinamica a comprendere gli impulsi ottici entro un tutto unitario ed equilibrato, che agisce all’interno del campo della costituzione fisiologica e psicologica dell’uomo.

Ma, il linguaggio visuale ha oggi un compito più sottile e, persino più importante, percepire un’immagine visuale implica la partecipazione dell’osservatore ad un processo d’organizzazione. Le arti plastiche, espressioni per eccellenza del linguaggio visuale, rappresentano quindi un mezzo educativo inestimabile, ed è questo che Paolo Lizzi ci racconta attraverso il suo fare di scultore, cioè sviluppare un’iconografia dinamica contemporanea.

Lorenzo Bonini
Art Leader, n°50, maggio 2001

 


PAOLO LIZZI - SCULTORE
scultore@paololizzi.com
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